La Canapa: Opportunità Per Imprese Agricole e Tessili

Franca Gragnaniello

Franca Gragnaniello

Negli ultimi anni, Levi Strauss & Co. ha lavorato duramente per riposizionarsi come azienda di denim lungimirante e attenta alla sostenibilità, partendo dall’introduzione di un innovativo  processo di finitura a risparmio idrico fino ad arrivare ad incoraggiare i suoi  clienti a lavare i jeans meno frequentemente (o mai). Ma la rivoluzione vera e propria è avvenuta quando la famosa azienda ha annunciato una nuova collezione realizzata in un misto cotone-canapa, la Levi's® WellthreadTM x Outerknown è la prima incursione dell'azienda nell'utilizzo di un tipo speciale di canapa che è stata "cotonizzata" per sembrare cotone. La canapa è nota per essere un materiale molto più sostenibile del cotone. L' ostacolo più grande è che la canapa ha una mano ruvida; questo è il motivo per cui finora non è stato adottato dai produttori di abbigliamento. Ma la Levi’s è riuscita ad offrire ai consumatori un prodotto di canapa cotonizzata che è altrettanto buono, se non migliore, del cotone, impiegando un processo sviluppato da specialisti della tecnologia delle fibre che ammorbidisce la canapa, conferendole un aspetto e una sensazione quasi indistinguibili dal cotone. Con la sua nuova linea in canapa, Levi's potrebbe avviare una nuova importante tendenza nel settore dell'abbigliamento. Una tendenza verso tessuti più rispettosi dell'ambiente e fonti di approvvigionamento sostenibili come la Canapa.

Canapa: quanto sappiamo di questa fibra!

Dopo un lungo periodo di oblio, la Cannabis sativa2 sta attirando nuovamente l’attenzione delle imprese agricole, degli enti di ricerca e delle istituzioni, soprattutto a causa dei suoi molteplici utilizzi sia nei settori tradizionali (cartario, tessile e alimentare) sia in quelli più innovativi (bioplastiche, biocarburanti, bioedilizia, ma anche cosmetica e farmaceutica). L’importanza della canapa come fibra tessile è sempre stata molto elevata, tanto che questa pianta veniva denominata oro verde: dal 1631 fino ai primi dell ‘800 in America era, infatti, considerata anche come valuta per pagare le tasse.

Lo sapevi che:  il blocco  della coltivazione in Europa e nel resto del mondo si deve al rigido proibizionismo americano che nel 1935 con il celebre Marihuana Tax Act pose tutti i coltivatori di canapa sotto il controllo dei regolamenti del dipartimento del Tesoro per limitarne e, infine, vietarne la coltivazione e la produzione. Dietro a questa decisione si nascondevano gli interessi economici delle lobby americane della carta (prodotta da cellulosa dal legno), del cotone e delle prime fibre sintetiche.

La canapa è una pianta erbacea di semplice lavorazione, che conclude il proprio ciclo vegetativo in circa 120 giorni, contribuendo a migliorare la fertilità del terreno e, in alcuni casi, a bonificarlo, sorprendentemente restituisce anche il 60-70% dei nutrienti che prende dal terreno. Inoltre, resiste bene agli attacchi parassitari, non necessita di irrigazione e questo la rende migliore del cotone che  utilizza circa il 50% in più di acqua per stagione rispetto alla canapa. Il raccolto della fibra tessile va fatto subito dopo la fioritura. Gli steli staccati da terra, sono riuniti in fasci e fatti essiccare per liberarli dai semi. Segue la macerazione: in cisterne con acqua calda a circa 30° C per 4-14 giorni, allo scopo di demolire le sostanze pectiche a opera dei batteri e separare la fibra. Dopo essiccazione all'aria si procede alla cernita per suddividerla in base alla lunghezza, al colore e alla morbidezza. Infine con la pettinatura le fibre vengono parallelizzate, separando quelle lunghe dalle più corti e scadenti (stoppa). Nelle industrie di oggi, è sottoposta al candeggio e trasformata in fiocco per produrre filati fini, regolari e morbidi. La fibra prodotta dalla canapa pura ha una trama simile al lino. Può anche essere miscelata con altre fibre naturali per creare tessuti con la durata della canapa e la morbidezza del cotone o del bambù. La lavorazione della canapa è quindi molto “manuale” e questo comporta grandi vantaggi per l’ambiente. Vestirsi con la canapa è una scelta responsabile fatta da chi vuole bene all’ambiente.

Caratteristiche e certificazioni tessili della canapa

La Canapa è un filato dall’elevata capacità termoisolante e traspirante insieme, che si comporta come la lana: fresco d’estate e caldo in inverno. Questi alcuni dei suoi benefici:

  • I tessuti di canapa sono più resistenti, assorbenti e duraturi. Anzi la canapa è tra le fibre naturali vegetali più forti che ci sia.
  • Sono resistenti agli acari, allo sviluppo dei batteri, alla muffa, alle termite, ai chimici e addirittura al fuoco.
  • Tessuti versatili, in quanto donano leggerezza e comfort.
  • È un tessuto traspirante per cui non devi preoccuparti per l’odore stagnante sui capi.
  • I capi naturali in canapa, senza nessun trattamento chimico, sono biodegradabili.
  • Non si consuma dopo ogni lavaggio come succede con i capi in cotone, grazie alla resistenza della fibra di canapa tessile.
  • Conserva i colori meglio di qualsiasi altro tessuto.

La canapa, insieme alla juta e al lino, è una delle poche fibre che può essere definita ecologica anche quando non dispone di certificazioni tessili. Le certificazioni che possono essere assegnate al tessuto, ma che variano in base a diversi fattori: azienda di produzione, brand di moda, miscelazione sono:

  • Global Organic Textile Standard
  • Oeko-Tex
  • VeganOK
  • Peta

La produzione della Canapa in Italia

L' Italia nei secoli passati era il Paese europeo maggiore esportatore, e sulla canapa si basava l'economia soprattutto in Piemonte, Emilia-Romagna e Campania, mentre le famiglie la utilizzavano per ricavarne funi e filati. La canapa era presente nella pianura bolognese dal XIV secolo come coltura specializzata, tanto che nel primo quarto del '900 si coltivavano 53.000 ha per 450.000 q di fibra prodotta (metà della produzione nazionale). Dalla fine degli anni '50 la produzione è calata per la durezza del lavoro di prima trasformazione e la concorrenza delle fibre sintetiche, fino al proibizionismo nel 1971 con approvazione della legislazione sugli stupefacenti (che di fatto impediva anche la coltivazione della canapa tessile). E' rimasta solo in Francia, Cina, Russia e Paesi dell'Est europeo, che oggi sono i maggiori produttori mondiali, mentre si stanno affacciando fra i grandi produttori anche Germania, Austria, Gran Bretagna e Spagna.

Ma in un' epoca in cui la voglia di natura si unisce alla necessità di salvaguardare la Terra e di ridurre le eccedenze, l'Ue invita, con diversi Regolamenti, a impiantare "colture no-food", rispettose dell'ambiente e da cui ricavare materie prime non alimentari. La canapa è una di queste: la canapa tessile è rustica, si adatta a quasi tutti i suoli, è poco esigente e non teme le avversità. Dal 1998 il Ministero dell'Agricoltura ha autorizzato la coltivazione della canapa da tiglio.

La strada per riprendere a coltivare la canapa tessile in Italia non è però semplice

  1. perché all'inizio degli anni '70 abbiamo ceduto le varietà nostrane, come Carmagnola e Fibranova, le migliori al mondo per qualità, ai francesi, che ora detengono il quasi-monopolio varietale.
  2. perché per beneficiare dei contributi comunitari bisogna attenersi alle varietà autorizzate dai regolamenti Ue
  3. perché si deve migliorare la tecnica colturale, per ottenere la massima risposta con il minore sforzo, come si sta sperimentando in diverse Università italiane.
  4. perché bisogna organizzare la filiera di trasformazione, di cui si occupa Assocanapa, associazione nazionale per promuovere la canapicoltura e attivare la filiera:
  5. perché è necessario poter distinguere, rapidamente e senza dubbi (sia a occhio, sia con semplici test sul contenuto di THC), la canapa tessile dalla cugina cannabis della marijuana

Conclusioni

Negli ultimi anni, start up, designer e brand di abbigliamento hanno sfruttato la biotecnologia per offrire alternative più sostenibili alle fibre e ai materiali e un numero crescente di marchi di moda stanno utilizzando tessuti in canapa nelle loro collezioni per le sue caratteristiche di sostenibilità. Si tratta di capi progettati pensando ai criteri di circolarità, utilizzando fibre completamente naturali. Così mentre in Sicilia la Startup Kanesis sta realizzando con lo scarto delle infiorescenze della lavorazione della canapa light un materiale, simile al polipropilene, biodegradabile, riciclabile ed esente da tossine, con il quale produce materiali per la stampa 3D,  in Puglia si stanno testando le capacità della canapa di ripulire i terreni dai metalli pesanti, sostanze che possono, addirittura, essere successivamente recuperate. Significherebbe avere allo stesso tempo terreni puliti e metalli puri estratti dalla pianta. Se si aggiunge poi la possibilità di poterla seminare, coltivare e trasformare in Italia, questo significherebbe favorire la filiera corta e riportare l’intero ciclo produttivo in Italia.